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lunedì 16 marzo 2009

Petizione Popolare Comitato Saiano al Senato della Repubblica


Con nota del 12 marzo c.m. indirizzata al sottoscritto nella qualità di Presidente, il Senato della Repubblica ha Comunicato al Comitato che nella 168^ Seduta del 10 marzo 2009 è stata annunciato all'Assemblea di Palazzo Madama, il testo della nostra Petizione Popolare ex art. 50 della Costituzione.
Con la suddetta nota il Senato della Repubblica comunica, altresì, al Comitato che, alla nostra Petizione è stato attribuito il numero 540 e che è stata immediatamente assegnata alla XIII Commissione Permanente - Territorio, Ambiente, Beni Ambientali alla quale il Comitato potrà rivolgersi direttamente per qualsiasi questione in merito.
In allegato mi è stato trasmesso l'estratto dal verbale della Seduta del 10 marzo scorso dell'Assemblea dei Senatori della Repubblica.

"E' un successo che premia tutto l'enorme e solitario lavoro che questo Comitato sta portando avanti con decisione e con caparbietà. Sentimenti, questi ultimi, che uniscono tutto il gruppo dirigente del Comitato Saiano, fatto di persone di assoluto valore e di specchiata moralità che, ogni giorno, tolgono tempo ai loro affetti ed al loro lavoro, per dedicarsi anima e corpo all'interesse della loro Comunità e della loro Città. Queste sono le risposte concrete che il nostro lavoro sta portando a tutta la Cittadinanza. La risposta del Senato è motivo di orgoglio per tutti noi e mio personale che ho il privilegio, bontà loro, di presidedere questo fantastico gruppo di persone alle quali non mi stancherò mai di dire grazie! Noi che abbiamo il diritto di fare e facciamo, nel silenzio sprezzante di chi avrebbe il dovere di fare e non fa"


martedì 3 marzo 2009

Non in mio nome

Sabato 28 febbraio Gino Razzano è stato eletto nuovo coordinatore della Sinistra Democratica di Sant’Agata de’ Goti.
Ho sempre pensato che, per chi è impegnato in politica, evitare che le discordi opinioni possano influire sui rapporti personali, fosse una cosa saggia e, nel mio piccolo, ho sempre cercato di comportarmi di conseguenza.
Ecco perché voglio che giungano a Gino i miei sinceri auguri di buon lavoro.
La notte tra il 9 ed il 10 novembre scorso segna, tristemente, la fine di un progetto politico ambizioso e forte che si chiamava Sinistra Democratica.
Un modo diverso di fare politica, un modo nuovo di parlare alla gente e con la gente, che stava, passo dopo passo, con l’esempio costante della coerenza, abbattendo il muro della diffidenza dei cittadini e conquistando seri e sinceri apprezzamenti.
In quella notte, una scellerata e personalissima scelta, frantumava in un battibaleno tutto ciò che, faticosamente e con assoluta dignità, il gruppo di SD aveva costruito.
La scelta personale di entrare, da vicesindaco, nella stessa maggioranza dalla quale si era usciti mesi prima; la scelta isolata di entrare a far parte di quella maggioranza contro la quale, soltanto qualche giorno prima si era votato in Consiglio Comunale, motivandola, una mozione di sfiducia, ha irrimediabilmente rotto, con la violenza della sua incoerenza, il sogno di poter costruire a Sant’Agata, finalmente, una politica diversa, con nuovi metodi e nuove strade ed ha catapultato SD nel calderone di quella politica mediocre e gretta, fuori dal quale la gente aveva pensato di poterla collocare.
Quando si ruba in casa di chi ti apre le porte, è quasi impossibile ottenerne il perdono.
Questo credo che il nuovo coordinatore e i suoi compagni di viaggio lo sappiano bene.
SD era un gruppo di persone per bene, un manipolo di idealisti, pronti a scommettere su un diverso possibile modo di fare politica: senza ombre e senza compromessi. Questa era la nostra sfida.
Per oltre 3 mesi, ciascuno di noi, ha provato a cercare un poco di vita in quei brandelli deformi che era diventato il cadavere di SD, per cercare di andare avanti, di illudersi ancora che, da qualche parte, quella prospettiva che tanto ci entusiasmava poteva ancora resistere. Non è stato e non è così, purtroppo.
Dei 6 componenti il vecchio direttivo, in 4, chi prima chi poi, ciascuno per le proprie motivazioni, hanno abbandonato l’impegno politico attivo. Conseguenza della fine di quel sogno che quella notte di novembre, ritengo non del tutto involontariamente, ha portato con se.
E così, in perfetto stile ancienne, la nuova SD riparte soltanto da una sala più o meno riempita a forza. Riparte da vuoti, piccoli, numeri e non dalle coscienze, dalle persone, dai loro problemi, dalle loro ansie, dalle prospettive da dare, da una visione delle cose che possa avere un minimo crisma di lungimiranza, di coerenza, di prospettiva a medio- lungo termine. Dove andrà la nuova SD? Cosa sarà?
Avremmo potuto tutti fare prove di forza in una assemblea fatta solo di numeri, forse ne avremmo avuta anche la capacità, ma preferisco tenermi il dubbio piuttosto che piegare il pensiero che ho della politica a così basse tecniche.
Quel che resta di SD va avanti, dunque, ma non in mio nome.
Non potevo più tenermi legato ad una idea impossibile: ricostruire quel gruppo che non c’era più, ridare slancio a quella battaglia che ci aveva visti uniti e pieni di slancio ideale, combattere contro qualcosa, quella scellerata scelta di quella notte di metà novembre, che aveva fatto male per primo a me stesso.
Era solo accanimento terapeutico, ed era giusto fermarsi.
Così come è altrettanto giusto che chi ha condiviso quella scelta, come il nuovo coordinatore, assuma su di se la responsabilità della stessa e l’onere della direzione del movimento.
Resta l’alto senso di responsabilità di una maggioranza silenziosa che preferisce lasciare il movimento piuttosto che portarlo ad uno stillicidio di inutili ed obsolete guerre di bande, con l’amara consapevolezza che tutti gli sforzi fatti in questi mesi per ricucire e riparare al danno, sono risultati vani.
Io e altri compagni, in questi mesi, abbiamo proposto sempre una linea di ripristino dello status quo ante, ma ci siamo scontrati sempre con una assoluta indisponibilità a rivedere e riparare a quella scelta sbagliata da parte di chi l’aveva prodotta.
E’ altrettanto evidente che, chi quel passo non lo ha condiviso e non lo condivide, non possa sentirsi a casa propria in questa nuova SD.
Non ho condiviso da subito, non posso e non voglio avallare ora una scelta tanto disastrosa. Con coerenza, non lo farò: come fosse l’ultima carezza data a quel sogno da altri assassinato.
Oggi continuo a sentirmi di Sinistra, ma non di questa Sinistra che tenta di percorrere, non in mio nome, un cammino che ancora lei stessa non sa indicare.
E quel nostro sogno, in cui tanto abbiamo creduto, abbiamo il dovere di farlo rivivere dentro noi stessi, tutti i giorni. E chissà, magari un domani, potremo riconoscerlo in nuove forme, per illuderci ancora che una nuova politica sia davvero possibile.